Non sarò candidata alle elezioni regionali del 17 e 18 novembre prossimi. Dopo due mandati il mio impegno resta, ma in forma differente.

Il mio lavoro di consigliera regionale in Emilia-Romagna si avvia a conclusione. Si chiude un percorso intenso, in cui ho messo tutta me stessa, sempre guidata da una solida convinzione: fare il massimo per servire la comunità.

Ringrazio il Partito Democratico per avermi permesso in questi dieci anni di stare accanto ai miei concittadini come Presidente della Commissione politiche per la salute e politiche sociali della Regione Emilia-Romagna.

Sono stati anni impegnativi, in diversi frangenti drammatici, nei quali insieme ai colleghi abbiamo lavorato per una sanità pubblica e di qualità per tutti. È ciò di cui vado più fiera. Probabilmente non riuscirò mai a dare un volto a tutti i 9.485 elettori che mi hanno riconfermata 5 anni fa, ma certamente a tutti coloro che mi hanno consegnato la fiducia, posso oggi restituire un impegno serio per le persone, nel quale ho sempre messo al primo posto quelle più fragili.

Ci siamo occupati del Bene Comune più prezioso: la Salute (le maiuscole sono intenzionali). Salute fisica, mentale, relazionale, comunitaria. Ci siamo ‘presi cura’ delle persone, quelle ammalate, quelle con disabilità, quelle con disagio psichico o psicologico. Siamo stati dalla parte delle bambine e dei bambini, dalla parte delle donne, delle famiglie.

Sono stati anni difficili per tutti. Mancano medici e personale socio sanitario, le risorse in sanità sono in costante diminuzione: proprio dalla Commissione che presiedo è iniziata la battaglia del

Pd per chiedere al Governo di portare al 7.5% il Fondo sanitario Nazionale in rapporto al PIL. 

Ora la priorità è quella di restare uniti per battere una destra populista che sta demolendo la sanità pubblica, tagliando il fondo per l’affitto, la spesa sociale, le pensioni, la scuola, i fondi agli asili nido, i fondi per la non autosufficienza, le risorse agli enti locali. Una destra che sta spaccando l’Italia e demolendo pezzo a pezzo lo stato sociale. Il Partito Democratico, sono certa, saprà continuare l’impegno di questi mesi per ricucire gli strappi con una proposta di Governo del Paese centrata sulla questione sociale e salariale, sul lavoro dignitoso, su un sostegno alle imprese, ai lavoratori autonomi.

Occorre combattere il precariato in tutte le sue forme, nella scuola, nel lavoro, nella ricerca, per opporsi con ogni mezzo alla prospettiva di un futuro incerto. Il progetto per l’Italia del Partito Democratico si fonda su alcune priorità: sanità pubblica di qualità, ricerca e istruzione di valore, lavoro e salari dignitosi, politiche industriali per la conversione ecologica e digitale, diritti e doveri sociali e civili alla portata di tutti.

Le società stanno insieme sui diritti ma anche sui doveri, sull’attenzione reciproca perché nessuno può vivere bene da solo. L’alleanza tra politiche sociali e sanitarie è la sfida principale anche nella nostra Regione per i prossimi anni. A fronte di profondi cambiamenti demografici e sociali, accelerati dall’emergenza globale del Covid-19, per la nostra Sanità è decisivo un investimento straordinario di visione, di risorse umane e finanziarie.

Viviamo un tempo di dolore per tanti: le guerre chiamano la politica ad occuparsi delle cose più preziose, la pace e la centralità della persona umana che è unica e insostituibile. Ciò va ricordato sempre, sia quando si parla di sanità e di sociale che quando si ragiona di immigrazione e inclusione.

In questo contesto la nostra Regione dovrà governare processi importanti che richiedono scelte coraggiose, sguardo nuovo, analisi adeguate, percorsi pazienti e determinati. Servirà essere radicali nei principi. Continuerà ad essere importante il contributo generoso delle donne. Per una donna e madre con bambini piccoli, molti sono gli ostacoli da superare, le barriere da rimuovere che impediscono la piena partecipazione alla vita professionale e politica. Sono convinta che una maggiore presenza di donne in politica sia fondamentale per fare passi avanti nella direzione di conciliare le esigenze della vita lavorativa e quelle della vita familiare e di migliorare la protezione sociale che riguarda più in particolare le donne. Una donna fa il doppio della fatica per far emergere il proprio valore, il proprio merito e la propria capacità, anche in politica. 

L’Emilia-Romagna ha certamente le donne, gli uomini, le risorse, il potenziale per poter migliorare ancora i servizi alla persona. Certo, pretendendo con forza che il Governo faccia la sua parte, ma trovandosi sempre pronta a rispondere in modo innovativo, resiliente e non scontato alle necessità dei suoi 4 milioni e mezzo di cittadini.

L’esperienza del patto per il clima, per il lavoro e di tante battaglie comuni, dicono una cosa sola: si esce dai problemi insieme, dobbiamo continuare a cooperare e siamo forti se ciascuno si sente protagonista nel proprio ambito. Le società che funzionano, quelle in cui regge il collante sociale, sono quelle che rispondono alle aspettative di ognuno di noi, dalla questione abitativa alla cura, al lavoro, alla sanità, alla scuola.

Non sarò candidata alle elezioni regionali del 17 e 18 novembre prossimi. Dopo due mandati il mio impegno resta, ma in forma differente.

Sento infatti l’urgenza di mettere a disposizione della comunità politica alla quale appartengo la competenza, le relazioni e l’esperienza maturata in questi anni di impegno quotidiano. Con la stessa determinazione di prima garantisco un forte impegno verso il mio territorio per perseguire il Bene Comune di tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna. Non verrà mai meno il mio contributo per edificare con azioni e scelte concrete i nostri valori, quelli della uguaglianza, della coesione sociale, della fraternità, della libertà. Penso ai tanti volontari e militanti che rendono forte e radicato il nostro partito. Sono loro i primi a pensare che la politica sia una responsabilità legata a una fase della vita, che serve creare spazi e che ci vorrebbe il giusto ricambio, anche a livello nazionale.

Lavorerò ancora insieme a tante e tanti di voi per il benessere, nel senso di bene-stare di tutti, guidata da quel modo di stare in politica che accomuna gli amministratori dei nostri territori: quello di essere legati alle persone e alla comunità, con il desiderio di incontrare, ascoltare, accogliere le persone per costruire, insieme, le risposte giuste alle necessità di tutti.

Grazie alle tante amministratrici e donne della società civile reggiane che, in queste settimane, mi hanno chiesto di ricandidarmi, di continuare a fare politica come servizio al femminile, mettendo a disposizione la competenza maturata. Sono e sarò sempre con loro. 

Il mio ruolo di consigliera Regionale ha coinciso con i dieci anni di Stefano Bonaccini alla guida della Regione: lo ringrazio per la stima e la fiducia che ha sempre riposto in me e per il grande lavoro fatto insieme.

Infine, un ringraziamento va ai colleghi e alle colleghe di maggioranza per il lavoro di squadra. Un grazie poi all’assessore Alessio Mammi: per me e per la comunità Reggiana è stato un punto di rifermento importante, abbiamo sempre collaborato, confrontandoci nei passaggi più complicati. 

Ora il mio supporto massimo va a chi prenderà il testimone e al candidato Presidente de Pascale con il quale ho condiviso, insieme a tanti amministratori della Regione, una stagione di impegno al servizio delle persone e delle comunità. A Michele riconosco capacità di innovazione, di amministrazione e la visione giusta per dare un futuro alla nostra amata Emilia-Romagna. Una terra bella, forte, aperta e solidale.

Il compito che ci attende è complesso e faticoso, ma insieme sapremo trovare il modo di svolgerlo al meglio.

Grazie davvero a tutte e tutti,
Ottavia

“Sempre al servizio delle istituzioni e mai il contrario”

Il mio intervento per il centenario della nascita di Nilde Iotti, pubblicato oggi sulle pagine della Gazzetta di Reggio.

I miei primi incontri con Nilde Iotti risalgono ai racconti di nonna Giovanna, inserita nel mondo del lavoro sin da giovanissima; come lei erano tante le persone semplici attente alle azioni di una donna che fu determinante per l’affermazione dei diritti delle donne. Ho ascoltato parole di grande rispetto per una persona autorevole, che hanno lasciato dentro di me una traccia profonda, riemersa poi durante gli studi giuridici. Ho conosciuto la sua opera dalle letture, dai resoconti della Costituente e della Camera, dai filmati e l’aspetto che mi ha sempre colpito di lei è l’eleganza del gesto politico, che caratterizzava non solo il modo di porsi e di parlare, ma anche e soprattutto l’eleganza di chi ha un’idea nobile della politica, di chi pone le idee sempre al servizio delle istituzioni, mai il contrario. Certo una biografia straordinaria, la Resistenza, l’UDI provinciale, il Consiglio comunale a Reggio Emilia, l’Assemblea Costituente, il Parlamento e infine la Presidenza della Camera dei Deputati, ma prima di tutto una donna di straordinaria modernità e se rileggiamo con attenzione il suo percorso, il nostro principale compito non è cadere nella facile retorica delle celebrazioni, bensì rilanciare il suo pensiero e la sua autenticità nell’occuparsi degli altri, a partire dalle donne e dai giovani. L’esemplare spirito democratico e l’equilibrio che ha mostrato in diversi passaggi delicati della nostra Repubblica, devono essere la stella polare anche per la gestione della complessissima e dolorosa fase che stiamo vivendo e della delicata ripartenza. Anche nei momenti più bui dobbiamo pensare alle istituzioni come custodi del bene comune, perché, la storia ce lo insegna, le crisi portano con sé la scorciatoia dell’idea e dell’uomo forti, ma se guardiamo con attenzione all’esempio di Nilde Iotti, vediamo con nettezza che servono istituzioni forti e cura quotidiana dello stato di diritto. Un altro insegnamento da raccogliere come dono prezioso e decisivo in questa fase è la propensione all’ascolto che Nilde Iotti mostrava verso le altre forze politiche, nonostante le sue radicate convinzioni, e soprattutto verso le persone, infatti, nonostante le altezze raggiunte, non smise mai di confrontarsi e tenere in conto le istanze popolari. Se vogliamo bene alla democrazia, nei prossimi tempi politica e cittadini dovranno marciare insieme e noi che siamo impegnate in politica dovremo salvaguardare l’autorevolezza delle istituzioni. È questo prendersi cura delle istituzioni la lectio magistralis della nostra Onorevole concittadina. La sua storia politica deve essere un esempio per tutti, ma soprattutto per una nuova generazione di donne impegnate anche nella nostra Regione, perché ‘dobbiamo fare e fare bene’.

I cattolici italiani e la politica

Testo pubblicato su La Libertà, il settimanale della Diocesi, lo scorso 18 dicembre.

Il cattolico impegnato in politica è innanzitutto un testimone, un creatore di legami, un costruttore di ponti tra diversi ambiti della società, una persona che sviluppa la cultura dell’incontro e del dialogo e che si fa prossima e vicina in primo luogo a chi è fragile. Il fine ultimo è l’uomo, la persona umana, il suo bene e la sua felicità. La costruzione di una società più solidale e giusta sono gli strumenti, la strada. C’è un enorme bacino valoriale e culturale da preservare e manutentare, a partire dal (ri)posizionare il valore della vita al centro del vivere civile, dal concepimento fino alla morte, con un cardine fondamentale rappresentato da una politica di aiuto alle famiglie e alle nascite, temi da cui scaturisce un’intera idea di civiltà.

Altro valore basilare è il lavoro, che avendo a che fare con la dignità della persona ha inevitabilmente a che fare con la vita. Il primo pensiero della giornata per un cattolico impegnato in politica non può che essere diretto al lavoro, senza lavoro crescono la povertà e le disuguaglianze. Lavoro vuol dire anche e soprattutto impresa, verso cui dobbiamo manifestare sincera vicinanza e prendere l’impegno scritto sul marmo di semplificare le procedure amministrative e quel groviglio di pratiche e di norme che rendono difficile la realizzazione di ogni progetto.  

Valori altrettanto rilevanti sono l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Senza integrazione non vi è vera accoglienza, vero rispetto della persona e il nostro fare assumerebbe il sapore dell’occasione mancata, infatti quale finalità ha lo spirito di servizio, se non immettere nella costruzione della città dell’uomo il cemento della solidarietà e dell’amore verso l’altro? Ovviamente in una dialettica in continuo aggiornamento tra i diritti e i doveri fondamentali, come i Costituenti avevano mirabilmente enunciato. 

Per essere all’altezza di queste sfide bisogna avere delle competenze, per cui svolgono un ruolo decisivo l’arte educativa della politica e della formazione: occorre dare fiducia ai giovani cattolici impegnati in politica, investire su di loro, formarli affinché possano restituire alla politica la necessità di una tensione ideale, rafforzandone il fondamento etico e culturale. In un contesto non sempre favorevole, è fondamentale intercettare il desiderio di occuparsi del bene comune nei giovani presenti nelle realtà parrocchiali e in quelle associative e trovare chi si impegna ad educare i giovani alla politica in senso alto. Servono adulti credibili, illuminati e saggi che aiutino i cristiani che fanno politica ad agire sempre in “coerenza” con i valori evangelici e contemporaneamente nel rispetto della laicità delle scelte. Attingere linfa dai valori umani e cristiani, alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, nel presente momento storico, è decisivo.

Situazione che si complica se partiamo dalla considerazione che la collaborazione trasversale tra cattolici è gravata da ostacoli, di fatto non esistono più le condizioni storiche che esigevano l’unità partitica dopo la Seconda guerra mondiale. Nonostante le divisioni dobbiamo lavorare alacremente nella direzione del dialogo e del confronto: c’è la necessità non rinviabile di individuare forme e tecniche di aggregazione delle energie disponibili per un’influenza unitaria, ispirata dalla fede, in vista del bene dei territori e del Paese.

Il mondo cattolico ha la possibilità di orientare le scelte della politica: penso a una rete che metta in campo riflessioni su cui le forze politiche siano chiamate a misurarsi, facendosi carico di una visione del mondo. Credo che la rete potrebbe avere l’obiettivo di pensare ad un’Europa più ‘sociale’, di pace, giusta e prospera. Un’Europa che riscopre se stessa. Se non saranno i cattolici a pretenderla, chi potrà farlo al loro posto? Dobbiamo rafforzare in modo chiaro e inequivocabile l’idea che la politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano». 

Occorrono giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, e qui inserisco il mio impegno e le mie responsabilità, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura e che soprattutto sappiano essere il sale della terra. Sappiano cioè parlare e dialogare con tutti coloro – senza distinzione di fede e cultura – che hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa. Senza creare nuovi ghetti e nuovi muri. È anche una questione di linguaggio, di atteggiamento gentile, positivo e riappacificato, capace di testimoniare come l’etica cristiana sia un servizio alla libertà, alla dignità, alla qualità della vita nella società. Per passare dalla fede alla politica è necessaria una mediazione antropologica, poiché l’azione politica, che pure deve ispirarsi ai principi etici, non consiste nella realizzazione dei principi etici assoluti, ma nella realizzazione del bene comune concretamente possibile in una determinata situazione. Qui sta la vera grande sfida.

Concludo sottolineando quanto sia urgente la partecipazione attiva delle donne attraverso l’impegno politico perché, in questi anni, ho potuto constatare quanto l’approccio femminile alle questioni sia in molti casi diverso e complementare rispetto a quello maschile; ci contraddistinguono capacità di ascolto, generosità e concretezza. Non ne faccio, sia chiaro, una rivendicazione di genere, ma un problema concreto perché il dibattito sulle risposte alle donne, madri e lavoratrici con famiglia deve essere concreto, responsabile e poco retorico. Un obiettivo, difficile ma chiaro, è riuscire a essere donne capaci di fare e dare testimonianza in pubblico della propria fede e dei propri valori di riferimento. È con uno spirito di profonda gratitudine nei confronti del Vescovo Massimo Camisasca, per gli spunti di lettura e riflessione sul ruolo dei Cristiani nella comunità civile, che condivido questi miei semplici pensieri con i lettori.

Ottavia Soncini

Dobbiamo guardare avanti e non indietro

La netta sconfitta elettorale impone al nostro partito una seria riflessione.

E’ vero che i nostri governi hanno consentito all’Italia un netto miglioramento di tutti gli indicatori economici e il varo di riforme importanti, come è vero che abbiamo fatto degli errori e mancato alcuni obiettivi cruciali come la riforma costituzionale.

Accanto a queste consapevolezze, auspichiamo fin d’ora un dibattito sul merito politico delle questioni, e capace di evitare facili scappatoie e tentazioni pericolose.

Invitiamo quindi a guardare al di là dei problemi della comunicazione e dei social, delle analisi sulla evidente disponibilità del corpo elettorale a cambiare il proprio voto o sul divario fra apparenza e realtà; a non focalizzare il dibattito solo sulle alchimie delle alleanze, sulla ricerca di risposte in un generico civismo, sugli appelli al recupero del radicamento territoriale, nei richiami all’unità della sinistra.

Soprattutto, mettiamo in guardia dalla tentazione di un ritorno al passato, che vediamo emergere e che riteniamo sbagliata e pericolosa.
Non c’è una tradizione rassicurante su cui ripiegare, la nostalgia di stagioni passate non è una porta per il futuro, ed anche l’auspicio di ricomposizioni ha poco senso se non nella condivisione di una chiara prospettiva politica.

La nostra sconfitta non è dovuta al fatto che ci siamo spinti troppo oltre sulla strada di un nuovo riformismo, ma piuttosto dipende dal non esserci riusciti fino in fondo. Oppure da obiettivi dichiarati cui non siamo riusciti a far corrispondere una realizzazione all’altezza delle attese ed un’adeguata efficacia nell’incidere sulla realtà.

Noi siamo convinti che il futuro del PD vada cercato nella capacità di essere (e di essere percepiti come) un potente fattore di cambiamento e di innovazione. Quindi non dobbiamo tornare indietro, ma andare avanti con coraggio.

Vale a livello nazionale, e non solo.

Buona riflessione a tutti noi.

Giuseppe Boschini, Alessandro Cardinali, Gian Luigi Molinari, Lia Montalti, Giuseppe Paruolo, Giorgio Pruccoli, Manuela Rontini, Ottavia Soncini, Katia Tarasconi, Marcella Zappaterra, Paolo Zoffoli (Consiglieri regionali PD Emilia-Romagna)