Virus Respiratorio Sinciziale, approvata la risoluzione che chiede la prevenzione universale per tutti i neonati

Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS- Respiratory Sincytial Virus) è un virus altamente trasmissibile che causa epidemie annuali durante l’autunno e l’inverno nei climi temperati. “È il virus che fa ammalare molti bambini di bronchiolite. – spiegano la consigliera regionale Pd e Presidente della Commissione Politiche per la salute Ottavia Soncini e la collega consigliera regionale Stefania Bondavalli – Una patologia insidiosa soprattutto per i più piccoli visto che, nella stragrande maggioranza dei contagi sotto l’anno di vita, comporta l’ospedalizzazione del bambino”. Le ricadute, quindi sono sul piano della salute generale, del benessere psicofisico dei bambini e della loro rete familiare ma anche sulla gestione e organizzazione sanitaria. “In autunno e inverno, quando si registra il picco dei contagi, le terapie intensive neonatali e i reparti di neonatologia e pediatria accolgono perlopiù pazienti con VRS che, nel medio e lungo periodo, può portare ad asma nei bambini, adolescenti e giovani adulti, nonché alla riacutizzazione di BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) negli adulti e anziani e alla polmonite interstiziale con Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) nell’anziano, soprattutto se in presenza di comorbidità ”. Per contrastare la trasmissione del virus, il metodo più efficace è la prevenzione.

Oggi risultano disponibili vaccini e anticorpi monoclonali. Alcuni Paesi europei, come la Francia, hanno introdotto la prevenzione universale con il Nirsevimab, un anticorpo monoclonale di sintesi immediatamente efficace e senza alcuna controindicazione, già dalla stagione epidemica 2023 e i risultati di due recenti studi condotti in Spagna hanno confermato, su dati preliminari, che questa scelta ha determinato una riduzione delle ospedalizzazioni del 70-80%, con alte adesioni al programma di immunoprofilassi.

“Il nostro servizio sanitario nazionale copre la somministrazione dell’anticorpo monoclonale unicamente per neonati pretermine e bambini ad alto rischio. Tuttavia, il Board del Calendario Vaccinale per la Vita aveva sottolineato la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da VRS per tutti i neonati, che si può ottenere con la somministrazione del Nirsevimab in ospedale, prima della dimissione dal reparto di maternità, o successivamente nei servizi territoriali o dal Pediatra di libera scelta. – riportano Soncini e Bondavalli, aggiungendo “Questo è il nostro auspicio, perciò abbiamo presentato una risoluzione, approvata oggi all’unanimità in Commissione Sanità in Regione, per sollecitare il Governo a muoversi in tale direzione. In alternativa, le Regioni potrebbero agire in autonomia come sperimentato, peraltro molto positivamente stando ai primi risultati registrati finora, dalla Regione Valle d’Aosta lo scorso inverno”. 

“La scelta ottimale sarebbe comunque la somministrazione universale a tutti i bambini italiani, ma chiediamo alla Giunta dell’Emilia-Romagna di verificare, nella predisposizione del prossimo bilancio di previsione, la possibilità di reperire risorse da destinare alla strategia di prevenzione universale delle malattie da VRS per tutti i neonati, attraverso la somministrazione del Nirsevimab in ospedale, prima della dimissione dal reparto di maternità, o nei servizi territoriali o presso il Pediatra di libera scelta” concludono Soncini e Bondavalli.

Salute, intesa fra pediatri di libera scelta e Regione Emilia-Romagna

“La salute dei bambini e delle bambine è alla base del nostro impegno. – affermano la presidente della Commissione sociale e sanità Ottavia Soncini e la vicepresidente della Commissione scuola Stefania Bondavalli – Abbiamo dato il nostro contributo alle intese sottoscritte in Regione a partire dall’ascolto dei pediatri e fino al confronto con l’Assessore Donini. Lo abbiamo fatto per compiere un prezioso passo in avanti a favore dei bambini e delle loro famiglie. Avere libretti sportivi gratuiti e vaccinazioni antinfluenzali gratuite per la popolazione pediatrica è molto importante e favorisce un maggior livello di benessere e salute generale”.

“La Regione Emilia-Romagna continua a mettere al centro le persone, in particolare i genitori, le famiglie, i bambini e le bambine e il loro benessere psico-fisico. Da sempre questa Regione crede nella prevenzione secondaria attraverso gli screening e nelle vaccinazioni, anche quella antinfluenzale per i più piccoli, e lo fa attraverso campagne di sensibilizzazione e tramite il lavoro fondamentale dei pediatri di libera scelta ai quali va il nostro ringraziamento” concludono le consigliere regionali reggiane.

“Scandiano. Basta fake news preelettorali. Il Pronto Soccorso di Scandiano rimane aperto grazie ai fondi della Regione, nonostante i pesanti tagli del Governo”

“Basta con le fake news e gli allarmismi strumentali! Il Pronto Soccorso di Scandiano rimane aperto grazie ai fondi della Regione Emilia-Romagna e nonostante i pesanti tagli del Governo.” È quanto affermano l’assessore regionale Alessio Mammi, la Presidente della Commissione Sanità Ottavia Soncini e i Consiglieri regionali Federico AmicoStefania BondavalliAndrea Costa e Roberta Mori in risposta alle accuse infondate di disimpegno mosse da Pagliani e Daviddi.

“È evidente che le loro dichiarazioni mirano solo a creare panico e confusione tra i cittadini, distogliendo l’attenzione dai veri responsabili del depauperamento della sanità pubblica: il governo nazionale e i suoi alleati locali.”

Mammi, Soncini, Amico, Bondavalli, Costa e Mori snocciolano i fatti, che smentiscono categoricamente le affermazioni allarmistiche:

  1. Il Pronto Soccorso di Scandiano resta aperto: già nel mese di febbraio 2024 è stato pubblicato un bando pubblico per la riassegnazione del servizio di Pronto Soccorso dell’Ospedale di Scandiano ed è in corso di aggiudicazione, garantendone la continuità anche per il prossimo anno. Perché il Sindaco di Casalgrande non lo ha detto?
  2. Entro l’inizio dell’autunno apre il nuovo Centro di assistenza e urgenza notturno in aggiunta al Pronto Soccorso diurno: il servizio tornerà ad essere attivo h24, con l’aggiunta di un’automedica. Un servizio molto importante per i cittadini come stanno dimostrando le esperienze in corso.
  3. Automedica e auto infermieristica: l’operatività di questi servizi essenziali nel distretto di Scandiano è pienamente confermata e garantita. Creare dubbi su questa decisione già presa è molto scorretto e grave.

“Mentre il centrosinistra lavora per potenziare la sanità territoriale, – proseguono l’assessore e i consiglieri – il governo nazionale guidato dagli alleati di Pagliani sta mettendo in atto una politica di tagli indiscriminati che rischia di compromettere l’intero sistema sanitario nazionale. Le risorse scarseggiano, il personale è sottodimensionato e sottopagato, i bandi per assumere personale medico, soprattutto nell’emergenza-urgenza, vanno deserti e a livello nazionale non si assumono queste figure mediche, le liste d’attesa si allungano e i cittadini sono sempre più costretti a rivolgersi al privato.”

“E’ chiaramente in corso lo smantellamento della sanità pubblica e di prossimità da parte del Governo Meloni. Se la Regione stanzia l’87% delle proprie risorse in sanità, il Governo abbassa il rapporto tra fondo sanitario nazionale e prodotto interno lordo, facendolo passare dal 7% al 6.4%, ben al di sotto della media dei paesi europei. Non ci facciamo intimidire dalle fake news e dalle polemiche strumentali. Continuiamo a lavorare con impegno e determinazione per una sanità pubblica forte, efficiente e accessibile a tutti” commentano in conclusione Mammi, Soncini, Amico, Bondavalli, Costa e Mori.

Anziani non autosufficienti: il Governo tradisce la riforma e volta le spalle a 3,8 milioni di persone fragili

“Quella sulla non autosufficienza è una riforma che resta vuota in assenza delle risorse necessarie per la sua attuazione: quando saranno esaurite le risorse del PNRR, non si potrà contare su un centesimo di finanziamento se il Governo non farà marcia indietro rispetto ai decreti attuativi”.

Lo afferma la consigliera Ottavia Soncini a margine della seduta della Commissione regionale Sanità che presiede durante la quale è stata approvata la risoluzione da lei presentata per rafforzare l’impegno della Giunta regionale nella Conferenza delle Regioni contro il contenuto dei decreti del Governo.

“È inaccettabile che il Governo volti le spalle a 10 milioni di cittadine e cittadini: gli anziani non autosufficienti e i loro familiari e caregiver. I decreti attuativi hanno avuto critiche dalla Conferenza delle Regioni, la maggior parte delle quali a guida centrodestra. Il Governo deve reperire le risorse necessarie per coprire l’erogazione di servizi che devono essere integrati e coerenti con i bisogni di assistenza a lungo termine e rivolti a tutte le persone non autosufficienti. Questi decreti tradiscono l’ambizione al cambiamento da cui era nata la riforma e scaricano sui territori, Regioni e Comuni, il problema della gestione dei servizi per 3,8 milioni di anziani non autosufficienti. – richiama preoccupata Soncini – In Emilia-Romagna quest’anno abbiamo superato i 500 milioni di finanziamento sul Fondo regionale per la non autosufficienza. Lo Stato, per tutte le venti regioni italiane stanzia appena il doppio ogni anno”.

“La nostra Regione ha fatto la scelta politica di aumentare le risorse sul fondo regionale non autosufficienza e per prima, nel 2014, si è dotata di una legge sui caregiver, approvata successivamente da altre 12 Regioni. – prosegue la democratica – Non ci fermiamo nel confronto con amministrazioni, associazioni, familiari e aziende sanitarie, penso ad esempio a quanto servirebbe un fondo regionale caregiver, ma nello stesso tempo chiediamo al Governo di fare la sua parte ed esercitare il suo ruolo, mettendo le risorse dove servono: sulla sanità pubblica, come sulle persone più fragili che hanno diritto di essere assistite e i familiari e caregiver di non essere lasciati soli nell’attività di sostegno che svolgono ogni giorno”.

LA SALUTE DEI CITTADINI NON PUÒ ATTENDERE

*Lettera pubblicata su La Libertà – Settimanale cattolico reggiano nell’edizione del 30 aprile 2024

Liste di attesa lunghissime spingono i cittadini più benestanti a rivolgersi alla sanità privata, mentre gli altri, spesso, rinunciano a curarsi. Secondo l’Istat, nel 2023, hanno rinunciato alle cure il 7,6% dei cittadini italiani, cioè oltre 4,5 milioni di persone.

L’Istat scorpora anche i motivi delle rinunce. È raddoppiata la quota di chi ha rinunciato per problemi di lista di attesa, passando dal 2,8% nel 2019 al 4,5% nel 2023. Sono invece stabili le rinunce per motivi economici, da 4,3% nel 2019 a 4,2% nel 2023, ma comunque in aumento rispetto al 2022: +1,3 punti percentuali in un anno.

Sono quindi anche le liste di attesa ad allontanare i cittadini dalla sanità pubblica. Per chi, come noi, crede in una sanità pubblica di qualità e per tutti, questa situazione è inaccettabile perché colpisce le persone più fragili che invece hanno bisogno di maggior cura e protezione.

Come Presidente della Commissione Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna, mi sono impegnata insieme ai colleghi per attivare con urgenza un Piano Straordinario con l’obiettivo di garantire 1 milione di prestazioni in più già nel 2024. Abbiamo investito subito 30 milioni di euro per contenere i tempi di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e per la realizzazione dei piani di produzione.

L’investimento prevede misure urgenti che verranno attuate già entro l’estate da parte di tutte le Aziende sanitarie, con un duplice obiettivo: incrementare il numero di prestazioni specialistiche disponibili e semplificare il sistema di prenotazione.

Queste le innovazioni principali:

  • Incremento del 20% di esami diagnostici e visite specialistiche;
  • ⁠agende sempre aperte e disponibilità a 24 mesi per rendere effettiva la possibilità di prenotare le prestazioni;
  • ⁠preliste con registrazioni progressive e in ordine cronologico per aiutare i cittadini nella prenotazione.

Sarà quindi l’azienda sanitaria a ricontattare il paziente se al momento della prenotazione non fosse disponibile una data per la prestazione. In caso di prima visita il cittadino avrà a disposizione agende aperte e tempi definiti per ricevere un appuntamento. Invece, le date per le visite di controllo verranno comunicate automaticamente come da indicazioni dello specialista.

Nel frattempo la riorganizzazione della Rete di emergenza-urgenza, con l’introduzione dei Cau (i Centri di Assistenza e Urgenza) procede con risultati molto positivi. Si tratta dell’innovazione introdotta in tutta la nostra Regione per evitare la privatizzazione (o addirittura la chiusura) di molti Pronto Soccorso, garantendo prestazioni tempestive ai pazienti che si rivolgono alla Sanità per le urgenze sanitarie a bassa complessità. Ciò ha anche consentito di alleggerire la pressione sui PS garantendo turni e carichi di lavoro più sostenibili per i professionisti sanitari.

Il 66% degli accessi nei PS riguarda infatti codici bianchi o verdi, generando lunghe attese. Il CAU affronta questa criticità prendendo in carico i problemi di salute urgenti, ma non gravi. Nei primi cinque mesi di attività, si sono superati i 112mila accessi ai Centri di assistenza urgenza dell’Emilia-Romagna che oggi sono 31 e che a fine anno saranno 50.

Nonostante i tagli del Governo alla Sanità, l’Emilia-Romagna si sta dunque battendo con forza per la difesa della sanità pubblica e universalistica. È questo per noi l’unico modello sanitario capace di proteggere indistintamente tutte le persone: ci siamo impegnati e ci impegneremo a sostenerlo e rafforzarlo.

Ciò tuttavia non basta. Sono consapevole che, tutti insieme, dovremo fare ancora di più e ancora meglio per consentire alle persone, alle famiglie, a tutta la comunità, di vedere garantiti benessere e salute, diritti fondamentali previsti dalla Carta costituzionale.

Ottavia Soncini – Consigliera regionale Pd, Presidente della Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali

Liste e tempi d’attesa in Sanità, in Emilia-Romagna semplifichiamo la vita a cittadini e pazienti

Liste e tempi d’attesa in sanità, dopo la discussione della scorsa settimana nella Commissione Sanità presieduta da Ottavia Soncini e con la delibera approvata definitivamente dalla Giunta il 15 aprile, la Regione Emilia-Romagna investe 30 milioni di euro per tagliare i tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici.

“La Regione interviene con determinazione per ridurre le liste e i tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici. Considerato che il Governo nazionale, nonostante le significative prese di posizione e richieste di tutte le Regioni d’Italia non è intervenuto per stanziare maggiori fondi al servizio sanitario pubblico, in Emilia-Romagna, dopo la riforma dell’emergenza-urgenza, procediamo mettendo a disposizione delle Aziende sanitarie 30 milioni per organizzare un milione di prestazioni aggiuntive – questo l’obiettivo fissato per il 2024 – per sfoltire le richieste dei pazienti. Un piano ambizioso che non vuole solo intervenire nel breve periodo, ma che punta ad azioni di medio e lungo periodo. Partiamo infatti da problemi contingenti e strutturali come le difficoltà che incontrano le cittadine e i cittadini a prenotare prime visite e controlli e a vedere rispettate le tempistiche prescritte dai medici” spiegano i consiglieri regionali di maggioranza Ottavia SonciniFederico AmicoStefania BondavalliAndrea Costa e Roberta Mori.

“Nel post pandemia si sono realizzati significativi allungamenti delle attese per chi richiede visite ed esami – riprendono i consiglieri – e con un milione di prestazioni in più intendiamo procedere nella direzione di una programmazione efficiente delle liste di attesa. Con l’investimento approvato in Giunta – proseguono i consiglieri regionali reggiani – per riportare le liste d’attesa a una condizione di equilibrio, intendiamo innanzitutto aumentare del 20% le visite specialistiche e gli esami diagnostici. In secondo luogo, ci impegniamo a mantenere sempre aperte, come è giusto che sia, le agende per prenotare. Infine, con l’introduzione di preliste, alleggeriamo la burocrazia che pesa sulle spalle dei cittadini inserendo registrazioni progressive e in ordine cronologico; infatti, se al momento della prenotazione non sarà possibile ottenere una data per la prestazione rispettando il livello di urgenza prescritto sull’impegnativa, sarà l’azienda sanitaria a ricontattare il cittadino per garantire un appuntamento in tempi stretti e per fissare eventuali appuntamenti di controllo automaticamente, evitando che sia il paziente stesso a farne ulteriore richiesta”.

“La sanità italiana è gravemente sottofinanziata rispetto al resto dell’Europa e il sistema pubblico è sottodimensionato anche sul piano delle risorse umane. Tuttavia, se la volontà politica di chi guida il Paese è di ignorare i problemi del sistema pubblico e universalistico, in Emilia-Romagna proviamo a dare una scossa alle liste di attesa. Noi – rimarcano i consiglieri di maggioranza in Emilia-Romagna – crediamo davvero nella sanità pubblica e di qualità per tutti e la difenderemo sempre: sul diritto alla salute non arretreremo di un passo. Dopo la riorganizzazione della rete dell’emergenza-urgenza e l’attivazione dei CAU, ora la Regione Emilia-Romagna interviene anche sull’assistenza specialistica ambulatoriale con una nuova riforma”.

La mia intervista sul tema del “fine vita”

Ecco la mia intervista completa sul “fine vita” in Emilia-Romagna pubblicato sulla Gazzetta di Reggio del 19 febbraio 2024.

Presidente Soncini, la proposta di legge “Coscioni” sul suicidio assistito è stata assegnata alla sua Commissione, lei fino ad ora non si è ancora espressa…

Tra le istituzioni e i cittadini ci sono i partiti che devono riempire spazi di riflessione partendo dall’ascolto delle persone e dallo studio della materia. La politica ora si sta esprimendo su un tema complesso e delicato, che tocca la coscienza di ciascuno, con posizioni diverse. Ritengo fuorviante ridurre tutto ad una contrapposizione tra laici e cattolici, tra destra e sinistra, tra fautori della vita o della morte.

La proposta in Regione quando si discuterà?

Come Presidente di Commissione svolgo un ruolo di garanzia, i tempi di calendarizzazione saranno oggetto di un confronto fra le forze politiche. L’ordine con cui vengono affrontati gli argomenti viene concordato insieme.

Lei ritiene che la maggioranza delle persone sia a favore o contro il suicidio assistito?

Penso che le persone chiedano, prima di tutto, di non essere lasciate sole in un momento di disperazione e di non soffrire. Se dovesse capitare a me una prognosi infausta di malattia, chiederei cure palliative e sedazione profonda continua: non sono per l’accanimento terapeutico.

A Reggio le cure palliative sono garantite?

Partiamo dai dati. Le persone in carico alla Rete Locale delle Cure Palliative (RLCP) dell’AUSL di Reggio sono state circa 2.000 nel 2022, parliamo di assistenza domiciliare, due hospice, unità di cura palliative ospedaliera e ambulatori. Il 68% delle persone decedute a causa di patologie oncologiche sono state assistite dalla RLCP. Le cure palliative sono uno strumento fondamentale che non solo si prende cura della persona nei suoi bisogni fisici, psicosociali e spirituali, ma anche dei familiari spesso molto provati. Inoltre, è possibile rispettare le scelte dei pazienti grazie alle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT).

Stiamo parlando della volontà delle persone di poter scegliere e rifiutare, ad esempio, quello che è l’accanimento terapeutico.

Penso sia doveroso fare un approfondimento su un potenziamento della legge 219/2017 che consente le DAT, ovvero di mettere su carta le volontà in merito ai trattamenti sanitari alla fine della vita, il luogo di cura, le preferenze assistenziali, la cura spirituale, la nomina di un fiduciario. Oggi è già possibile anche una sospensione di alcune procedure, se non ritenute adeguate alla personale idea di dignità della vita, e il divieto ad una ostinazione irragionevole nelle cure. Per chi ha una diagnosi infausta di malattia, la stessa legge prevede la pianificazione condivisa delle cure e una condivisione delle scelte terapeutiche.

La sentenza della Corte costituzionale dice chiaramente che a determinate condizioni non viene considerato reato l’aiuto al suicidio assistito.

Il suicidio medicalmente assistito è una scelta estrema e irreparabile. Lo dico da persona che crede nella laicità delle istituzioni: qui si riconosce all’individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi un aiuto a morire. Il suicidio assistito diventa una liberazione per porre fine alle sofferenze. Temo la cultura del dominio e del controllo di tutto, che porta alla pretesa di morire quando si vuole e infrange il senso del limite. È un discorso etico e di umanesimo. Ricordo che dove vengono praticate le cure palliative la richiesta di suicidio assistito è circa 10 volte inferiore, secondo uno studio dell’Università di Padova e dell’Ateneo di Bologna. Sensibilizzare e promuovere la cultura dell’aver cura che si respira in tante strutture del nostro territorio significa infondere la speranza in un mondo che valorizza la dignità della persona.

Cosa pensa della proposta di legge “Coscioni”?

A mio avviso, e qui parlo come Consigliera regionale, in uno Stato di diritto la cornice giusta è quella di una legge nazionale. Il Parlamento ha già legiferato sul fine vita con la buona legge sulle DAT, ma visto che la Corte costituzionale l’ha ritenuta insufficiente a seguito della vicenda dj Fabo, per la delicatezza del valore in gioco occorre una disciplina ampia e compiuta a livello nazionale. Non ci possono essere trattamenti diversi, da regione a regione, su principi fondamentali come il fine vita. Serve un approccio uniforme nel rispetto della nostra Costituzione che all’art. 2 parla dei diritti inviolabili dell’uomo. Una legge che deve contemplare sempre anche l’obiezione di coscienza del singolo curante. Nutro perplessità sulla proposta di legge sul suicidio assistito depositata in Regione, che peraltro è diversa dal testo di sintesi trovato fra i parlamentari PD a livello nazionale dopo ampio confronto.

La Regione ha rotto gli indugi e ha proceduto con una delibera di Giunta.

La Giunta ha applicato la sentenza della Corte costituzionale. Spero che non serva a nessuno perché anche solo una persona che chiedesse di essere aiutata a suicidarsi per una solitudine, o per una mancanza di terapia per alleviare il dolore fisico e psichico, sarebbe una sconfitta per tutti noi. Le nostre comunità non devono avere paura di fare i conti con la morte. Devono fare di tutto perché la disperazione e l’angoscia non prendano il sopravvento.

La Regione Emilia-Romagna autorizzerà l’unità operativa complessa di Ematologia dell’IRCSS – Ausl di Reggio Emilia all’utilizzo delle terapie avanzate CAR T

“Oggi posso darvi una grande notizia per Reggio Emilia: la Regione Emilia-Romagna autorizzerà  l’unità operativa complessa di Ematologia dell’IRCSS- Ausl di Reggio Emilia all’utilizzo delle terapie avanzate CAR T”. A dare l’annuncio è l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini, impegnato oggi a Reggio Emilia  per alcune iniziative che anticipa il contenuto di una delibera che sarà approvata in Giunta lunedì prossimo, 12 febbraio.

“Le CAR-T – afferma l’assessore Donini – sono la nuova frontiera per il trattamento delle leucemie e si basano sui linfociti T, un particolare tipo di globuli bianchi. Tali cellule, normalmente responsabili della difesa dell’organismo, vengono estratte dal paziente, addestrate in laboratorio a combattere le cellule cancerogene, riattivate e, quindi, reinfuse per rispristinare l’immunità del paziente. Sono l’ultima frontiera sperimentale per la lotta al cancro, in particolare ai tumori non solidi. L’Ematologia reggiana diretta dal dott. Francesco Merli collaborerà in futuro con l’Ematologia di Modena diretta dal prof. Luppi”.

“Questa autorizzazione – commentano con soddisfazione l’Assessore Alessio Mammi e le consigliere regionali reggiane Stefania Bondavalli e Ottavia Soncini – è il riconoscimento della professionalità, della competenza e delle infrastrutture della sanità pubblica di Reggio Emilia. Ringraziamo in particolare il Dott. Merli con cui abbiamo interloquito in questi mesi.” “Si tratta di un’altra certificazione della qualità della rete oncologica ed emato-oncologica dell’Emilia-Romagna. – proseguono l’Assessore e le consigliere regionali – Un passaggio molto importante e per diversi aspetti innovatore: siamo di fronte a una potenzialità che mette al centro il bene della persona ammalata che non ha altra possibilità di cura. Ci siamo perciò fatti carico di questa importante iniziativa”.

“Le dichiarazioni dell’assessore Donini relativamente alla decisione della Regione di identificare l’Ematologia di Reggio Emilia come centro autorizzato ad erogare la terapia CAR-T sono motivo di grande soddisfazione – afferma il Dott. Merli, direttore di ematologia – soprattutto pensando ai pazienti reggiani che potranno giovarsi di questo tipo di trattamento  senza dover migrare in altra sede. Si tratta di una terapia innovativa che, sfruttando i linfociti stessi del paziente, opportunamente modificati in laboratorio, consente di trattare con efficacia una quota significativa di pazienti, principalmente con linfoma, che non avrebbero altre opportunità di cura. Tale riconoscimento da parte della Regione è il motore di un percorso che da un lato vedrà l’Ematologia di Reggio incrementare i suoi posti letto, con l’inaugurazione ufficiale prevista il 1° marzo e dall’altro contribuisce alla rete onco-ematologica regionale che ci vedrà collaborare in maniera strutturale con l’Ematologia di Modena proprio nell’ambito delle terapie innovative”.

Amico, Bondavalli, Costa, Mori, Soncini: “Il Governo smantella la sanità pubblica. Per il diritto alla salute di tutti i cittadini, daremo battaglia. La Regione Emilia-Romagna è in prima linea”

La Fondazione Gimbe, il più autorevole ente in Italia di monitoraggio sulla sanità, oggi certifica come il Governo Meloni stia togliendo risorse al nostro sistema sanitario pubblico. Con la nota di aggiornamento al Def, il Governo dichiara ufficialmente guerra alla sanità pubblica con un taglio previsto per l’anno prossimo di 1,8 miliardi sui trasferimenti alle regioni. Sono le risorse che servono alla Regione e alle Aziende Sanitarie per far funzionare i servizi sui territori.
È evidente come il centro destra al Governo voglia impoverire e smantellare un sistema nazionale per poi prendere la strada della privatizzazione, discriminando di fatto i malati tra chi può permettersi le cure e chi no. Quella su una sanità pubblica più forte è la battaglia più importante che dobbiamo combattere in questo momento, perché ci riguarda tutti e perché in gioco c’è il diritto alla salute delle persone.
La Regione Emilia-Romagna, con sempre più Regioni al suo fianco, di tutti i colori politici, è in prima linea. La legge che stiamo discutendo in Commissione Sanità e che approveremo in Assemblea Legislativa finirà direttamente all’attenzione delle Camere del Parlamento. In audizione i rappresentanti dei sindacati, delle imprese, dei professionisti della sanità hanno tutti riconosciuto il grave momento che stiamo affrontando e condiviso la necessità di investimenti maggiori. Abbiamo un patrimonio preziosissimo, come ha affermato anche il Presidente Mattarella parlando per tutti gli italiani: la sanità pubblica e universale. Per rispondere ai bisogni – e al diritto – di salute dei cittadini, non possiamo accettare più tagli. Il rapporto finanziamento sanitario/Pil deve crescere almeno fino al 7,5% e servono già da quest’anno almeno 4 miliardi aggiuntivi per il Fondo nazionale inoltre bisogna abolire gradualmente il tetto di spesa per il personale sanitario. Queste sono le nostre proposte: possono tutte essere attuate, purché ce ne sia la volontà politica.

I Consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna
Federico Amico
Stefania Bondavalli
Andrea Costa
Roberta Mori
Ottavia Soncini

Fondi PNRR e sanità, l’allarme del Pd in Emilia-Romagna, Soncini (Presidente Commissione IV Salute): “Ritardi pesanti nell’attuazione della missione 6, case e ospedali di comunità a rischio”. Malavasi (Deputata Pd, componente commissione affari sociali): “Basta con le ambiguità del Governo, serve chiarezza”

Due atti: uno presentato in consiglio regionale dalla consigliera Ottavia Soncini e uno in Parlamento dalla deputata Ilenia Malavasi per chiedere al Governo come mai non crede nella sanità di prossimità e del territorio.

“Vorremmo finalmente una parola di chiarezza da parte del governo: sono in grado di realizzare tutte le case di comunità e gli ospedali di comunità? Ma, soprattutto, sono intenzionati a farli oppure non credono più nel progetto? Nell’ultima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR non c’è una riga sulle 1350 case di comunità da realizzare”. Così la deputata dem, Ilenia Malavasi, componente della commissione Affari Sociali che ha presentato una interrogazione per sapere quali eventuali interventi normativi correttivi si vogliano attuare per recuperare i ritardi accumulati e quali sono le progettazioni che rischiano di saltare e su quali territori ricadranno. “Il governo non può continuare con le ambiguità – afferma Malavasi – deve delle risposte al Paese”.

I fondi PNRR dovevano servire per attuare una rivoluzione in Italia per la presa in carico dei pazienti. In ospedale sarebbero dovuti andare solo i casi più gravi, mentre per gli altri, la soluzione da favorire avrebbero dovuto essere centri e ambulatori sul territorio, visite al domicilio e la telemedicina.

“Sanità territoriale e di prossimità, era questa la direzione generale verso cui in Emilia-Romagna ci stiamo muovendo già da anni attraverso anche quella infrastruttura sociale importante costituita dalle case di comunità sulle quali il PD e i suoi sindaci hanno sempre creduto. A disposizione complessivamente 7,5 miliardi di euro da investire entro il 2026. Ma il progetto avanza a rilento e sembra difficile arrivare entro i tempi previsti all’obiettivo. – spiega la consigliera regionale Pd e presidente della Commissione Sanità in Emilia-Romagna Ottavia Soncini – Il PNRR prevede infatti l’attivazione di oltre 1.350 Case della Comunità e oltre 400 Ospedali di Comunità entro la metà del 2026 in tutta Italia, ma molte strutture potrebbero non essere pronte entro il 2026 e per questo motivo il governo starebbe pensando di ridurre il numero di quelle da finanziare con gli stanziamenti europei. In più, resta il tema dei fondi del Sistema Sanitario Nazionale inadeguati al reclutamento dei professionisti e degli operatori sanitari necessari al loro funzionamento”.

La Regione Emilia-Romagna, che ad oggi conta 128 case della salute su un totale nazionale di 500, con le risorse PNRR della missione 6 aveva programmato la realizzazione di 84 nuove case della salute (per 124,6 milioni di euro), 45 Centrali operative territoriali (15,3 milioni) con la funzione di coordinamento della presa in carico del paziente e di raccordo tra i professionisti coinvolti, 27 ospedali di comunità (68 milioni) oltre a interventi per apparecchiature, tecnologia e adeguamento sismico per circa 145 milioni.

“Questa situazione ci allarma perché il Governo, senza il confronto con il Parlamento, con le Regioni e con gli enti locali interessati, sembrerebbe orientato a tagliare una parte significativa delle case e degli ospedali di comunità, senza svolgere il proprio ruolo di risolutore dei problemi di attuazione della Missione 6 del PNRR. Inoltre, il Governo non ha ancora indicato dove reperire le risorse necessarie per la gestione e il funzionamento della rete, a partire da quelle per il personale medico, infermieristico e tecnico-amministrativo, come previsto dal DM 77/22 che definisce gli standard per la gestione del nuovo modello di sanità territoriale” prosegue Soncini.

“Ma se non si fanno Osco, Case di comunità e Cot come pensano di poter realizzare la riorganizzazione della medicina del territorio, che è uno degli obiettivi strategici del PNRR e che si fonda sul principio della prossimità?” incalza la dem Malavasi.

“Confidiamo che la volontà di depotenziare un sistema sanitario pubblico e universalistico a favore di un modello privatistico, possa essere smentita con proposte concrete ed operative da parte del governo e come consigliere e consiglieri Pd in Emilia-Romagna ribadiamo la necessità di indirizzare risorse non solo per le strutture, ma anche per il personale, al potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, più vicina e diffusa per garantire un servizio d’eccellenza a tutte e tutti i cittadini” conclude Soncini, annunciando il deposito di una risoluzione a riguardo in Regione.

“La salute – concludono le due esponenti Pd – è un bene comunitario: o c’è una assunzione comunitaria, una responsabilizzazione comunitaria che passa anche attraverso le case di comunità, gli infermieri di comunità, gli ospedali di comunità, le relazioni sociali o se no il bisogno di salute troverà sempre meno risposte visto il sotto finanziamento del Fondo sanitario nazionale e la mancanza di medici e infermieri”.