*Lettera pubblicata su La Libertà – Settimanale cattolico reggiano nell’edizione del 19 marzo 2024
I dati Istat, che verranno pubblicati nei prossimi giorni, riportano un dato implacabile: 380mila nascite contro 660mila morti.
Come ha affermato Papa Francesco nella giornata internazionale della famiglia 2023, la nascita dei figli è l’indicatore principale della speranza di un popolo. Il nostro è un tempo complesso dove molti giovani vivono nella paura del futuro. Nella nostra città, nel nostro paese, moltissime persone pensano al mondo di domani come un luogo peggiore del presente.
Il tempo del Covid ha accelerato questa paura del futuro che albergava già da tempo nel cuore della comunità. L’allarme permanente per i cambiamenti climatici che, se non affrontati adeguatamente, rischiano di rendere inospitale il nostro pianeta e le tante guerre vicino a noi, ci fanno sentire poi ancor più fragili e impotenti di fronte a questioni enormi che investono milioni di persone nel paese, in Europa, nel mondo.
I dati sull’aumento della sofferenza psicologica dei nostri ragazzi sono impressionanti: il 27,5% degli adolescenti vive sintomi di ansia, il 13,8% denuncia sintomi depressivi e il fenomeno cresce (dati di Massimo Ammaniti).
Fa riflettere il fatto che, anche dove si sono messe in campo politiche familiari decennali (Francia, Germania, Svezia) e proprio laddove aumenta il benessere e l’uguaglianza di genere, non si raggiunge comunque il famoso numero dei 2 figli a donna per mantenere la popolazione in sostanziale equilibrio tra generazioni. Ci si avvicina, si galleggia intorno ma non si supera e a volte si scende: 1,24 in Italia, il valore più basso d’Europa; 1,8 in Francia, il più alto d’Europa.
Mettere al mondo un bambino sottende un progetto di vita che guarda al domani come l’opportunità di costruire un mondo migliore. La cultura di oggi sembra invece spesso ‘nemica’ della famiglia, cultura che occorre oggi contrastare con uno straordinario sforzo educativo a partire dalla famiglia, per arrivare alla scuola e all’intera società. Servono investimenti poderosi e di lungo periodo per restituire fiducia in valori e ideali comuni, che sono alla radice delle nostre comunità.
A proposito di paura del futuro c’è un dato che mi ha colpita: a Bologna nel 1944, sotto le bombe naziste, si mettevano al mondo più figli rispetto al 2023.
Nella società dei diritti viene troppo spesso messo in secondo piano quello di avere i figli che si desiderano negli anni della vita in cui è possibile averli. Alla preoccupazione per il futuro si legano poi impedimenti materiali oggettivi: costi degli affitti o dei mutui proibitivi, stipendi inadeguati, precarietà del lavoro, costi crescenti per sanità, istruzione, servizi, barriere per le mamme che lavorano.
La gioia di mettere al modo un figlio, più che un diritto, rischia di diventare un lusso che in pochi possono permettersi.
I tanti cattolici che servono la comunità attraverso la politica hanno oggi più che mai il dovere di attivarsi in prima persona, come previsto dalla nostra Costituzione, affinché tornino ad essere prioritarie le politiche pubbliche volte a sostenere, agevolare, incoraggiare chi ha il desiderio di mettere al mondo nuove vite. Per questo servono politiche lungimiranti, che predispongano un terreno fertile per promuovere una nuova primavera e dissolvere questo inverno demografico, ricreando condizioni affinché possa rifiorire in tutti la speranza nel futuro.
Guardando negli occhi i miei figli mi rendo conto che la vita ha una forza straordinaria. Per questo abbiamo il compito educativo, prima ancora che politico, di far conoscere a tutti la meravigliosa esperienza di trasmettere la vita.
Ottavia Soncini – Consigliera regionale Pd, Presidente della Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali